Paura, gusto , olfatto

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LA PAURA, IL GUSTO , E L’OLFATTO

 

L'amigdala, o corpo amigdaloideo, è un complesso nucleare situato nella parte dorsomediale del lobo temporale del cervello che gestisce le emozioni e in particolar modo la paura.
L’Amigdala invia impulsi all’ipotalamo per l’attivazione del sistema nervoso simpatico, al nucleo reticolare talamico per aumentare i riflessi, ai nuclei del nervo trigemino, del nervo facciale, alla zona ventrale tegmentale, al Locus ceruleus ed ai nuclei laterodorsali tegmentali.
Sappiamo che l’amigdala umana è in grado di estrarre informazioni in modo ultra-veloce su ciò che ci circonda, rilevando rischi e minacce (non c’è bisogno che questi siano reali o meno).
      \Subito dopo attiva la sensazione di paura per favorire la fuga o la difesa.
      \Più tardi, questa sensazione di paura e allarme raggiunge anche la corteccia cingolata anteriore dorsale (situata nel lobo frontale , la fronte). Questa struttura non fa altro che amplificare il sentimento di paura e bloccare i pensieri più razionali, perché in quel momento il cervello è controllato dall’angoscia. E queste emozioni ci spingono a reagire.


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I neuroscienziati si riferiscono alla "rete della paura" come a quelle strutture neurologiche che mediano i disturbi d'ansia. Tra tutte queste aree, la più rilevante è l'amigdala: una regione del cervello molto piccola.
 


L’amigdala ha una relazione diretta con i disturbi d’ansia, questo è un fatto noto da molto tempo. Oltre a questo, ce n’è un altro tanto curioso quanto 
sorprendente. I neuroscienziati hanno scoperto che ci sono persone con un’amigdala più grande di altri e che questa differenza è responsabile di un maggiore rischio di soffrire di disturbi dell’ umore. 

La rete della paura e il suo direttore d’orchestra
L’ansia non è il risultato dell’attività di una singola struttura cerebrale; in realtà, è il risultato di una complessa conversazione di diverse aree cerebrali, 

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che configura quella che è conosciuta come la rete della paura. Lo sappiamo, il solo nome terrorizza.
Per capirlo meglio, inizieremo spiegando un concetto molto semplice: il nostro cervello è sia emotivo che razionale. Ha alcune aree molto antiche, che articolano e dominano tutti i processi relativi a sensazioni, emozioni e sentimenti. La nostra corteccia cerebrale, e in particolare le aree frontali, invece, controllano i processi cognitivi e più riflessivi.
Quando una persona soffre di un disturbo d’ansia, il suo cervello è dominato dalla rete della paura, ovvero viene “dirottato” da una serie di strutture che limitano il suo pensiero più logico e riflessivo.
Il direttore d’orchestra di tale meccanismo è l’amigdala. Questo è un fatto che conosciamo fin dagli anni ’90, grazie ad uno studio condotto presso l’Università di Yale al Dr. Michael Davies.

Lo stato d’ansia è un’emozione che,  ognuno di noi può provare nella vita
      Lo Alcune realtà quotidiane, come un incontro,  un colloquio di lavoro o l’esito o aspettativa in qualcosa,  situazioni che, ci mettono alla prova e inevitabilmente entrano nell’ambito della paura.
Queste esperienze, per quanto possano sembrare complesse, sono del tutto normali. Ciò che non è così normale, invece, è vivere in uno stato di costante sofferenza e angoscia.
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A volte non esiste  una causa scatenante,ma semplicemente ci si sente sempre minacciati, senza spiegarsene il motivo, in modo tale che tutta la nostra realtà, sia fisica che psicologica, risulta alterata. Quest’ansia è patologica e agisce come un veleno che colpisce la salute e il potenziale della persona che ne soffre.
Fobie, disturbo post-traumatico da stress, disturbo d’ansia generalizzato… Sono molte le condizioni psicologiche mediate dall’ansia. I neuroscienziati si chiedono da decenni cosa succede nel nostro cervello e quali strutture orchestrano queste situazioni avverse. 
La paura in realtà è il risultato di una complessa conversazione di diverse aree cerebrali.
Il nostro cervello è emisfero destro e sinistro, razionalità ed emozione. Ha alcune aree , che 
articolano e dominano tutti i processi relativi a sensazioni, emozioni e sentimenti. La nostra corteccia cerebrale, e in particolare le aree frontali, invece, controllano i processi cognitivi e più riflessivi.
Ora questa “mandorla” chiamata amigdala, si sviluppa  in maniera superiore alla media se nell’infanzia si subiscono stress, stati di paura,traumi, divenire orfani, violenze,abbandoni….

 

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Secondo le mie considerazioni, nell’arco  degli anni, della mia consulenza attraverso i fiori di Bach, ho riscontrato, che questa situazione di “amigdala”   più sviluppata,  quindi per chi ha avuto dei traumi da giovane,  può avere un riscontro  di paura senza un particolare motivo, magari per una situazione non così spaventosa, ma che inneschi un circuito di memoria che sfoghi simultaneamente   creando  attacchi di panico. Curabili con appunto i Fiori di Bach.
La paura in sé accumula vari ricordi che si codificano a mano a mano nel nostro casellario mentale.
Ora, a parte uno spavento vissuto sulla propria pelle, attualmente la televisione, i filmati possono indurre sensazioni di paura come se la vivessimo sulla nostra  pelle, e da ciò la nostra amigdala lavora per creare questo stato di paura, per la nostra autodifesa, così dovrebbe essere, e come se mi avvicinassi al fuoco, troppo e in me scattasse un movimento immediato di protezione fuggendo.
Quindi quando si innesca questo circuito, che scatena tutte queste reazioni, la cosa semplice che bisogna fare è di fermarsi, sedersi, poggiare le mani orecchie e tempie,  e respirare, ripetere frasi come io  mi voglio bene, io sono tranquilla,  e lentamente io merito di essere tranquilla e serena , la vibrazione del 


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suono, permette di riequilibrare il nostro stato d’animo in breve tempo. 
O come dicevo prima, fiori di Bach, o Reiki, e cromoterapia, insomma tutto quel che a livello naturale possa servire per riequilibrarci. 

 

Questo stato di paura subliminale ci è arrivato dalla situazione Covid, con un rappresentante del governo, che subdolamente ha condizionato, sapendo bene dove andare a parare, o forse,solo facendo quello che gli era stato detto, per creare questo stato di paura, che attualmente è ancora ben ancora nelle menti di tante persone.

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Voglio collegare un chiarissimo esempio di manipolazione della amigdala,la manipolazione perpetrata dal governo, all’inizio della pandemia, su specifiche direttive di case farmaceutiche, che hanno studiato bene questa   “mandorla”(parte del cervello) e correlata ipotalamo, dove oltre la paura di un fantomatico virus, che creava non si sapeva bene cosa, ma toglieva l’olfatto e  il gusto.

 

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Bene adesso passiamo al gusto, visto che in realtà sentiamo i sapori con il cervello, non con la bocca. La nostra conoscenza sul senso del gusto è ancora molto limitata.
Mangiamo per sopravvivenza, che può essere fisica, e in molti casi, in questa società moderna, per necessità psichica.
Senza dubbio un individuo avverte il sapore di un alimento prima di tutto tramite la bocca. Quando proviamo un cibo, il suo sapore inizialmente entra in contatto con le papille gustative presenti sulla lingua, sul palato e sulla faringe. A questo punto le papille gustative inviano alcuni messaggi che raggiungono i recettori dell’informazione nel cervello, veri responsabili del   sapore  avvertito. Il sistema limbico ci ricorda se abbiamo già provato un determinato sapore. Quest’area cerebrale è sede della memoria sensoriale del gusto, motivo per cui ricordiamo se abbiamo già assaggiato un piatto e quali sensazioni abbiamo provato. 

È’ senza dubbio che appena mettiamo del cibo alla bocca entrano in funzione le papille gustative che sono dei ricettori.
Questa informazione sensoriale raggiunge il solco postcentrale del lobo parietale, dove giunge la 
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maggior parte dei messaggi provenienti dai sistemi di stimolazione sensoriale. Oltretutto, questi messaggi attivano la corteccia insulare, struttura incaricata di captare il gusto del cibo mangiato.
 Si è così scoperto che l’insula decodifica i segnali che arrivano dalle papille gustative, reagendo in modo diverso a ogni sapore che si presenta.
In altre parole, è lo schema di attivazione (e non l’area cerebrale attivata) a permetterci di percepire un sapore piuttosto che un altro.

Sappiamo  che possiamo allenare il nostro senso del gusto a ricordare e a distinguere i sapori, motivo per cui sarebbe consigliabile prestare grande attenzione all’atto di mangiare e bere. 
Provate a pensare quando annusate la carne, se è fresca forse può sembrare piacevole, ma se si annusa dopo qualche giorno, con l’inizio della decomposizione, l’odore diviene sempre più stomachevole, quindi i nostri ricettori rifiutano di alimentarsi di una simil pietanza, e io, da vegetariana, penso che un cadavere in putrefazione non riuscirei mai e poi mai a mangiarlo, sarebbe difficile da digerire, l’uomo comune generalmente la insaporisce, ma ha dovuto creare un inganno per i ricettori.


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A questo punto, la mia mente, sarà sempre soggetta a qualcosa di ingannevole che io non riuscirò a recepire. E sarò manipolabile facilmente, con qualsiasi cosa